28.3.06

Appunto di Sempavor nr.1

Quando una donna, salutandoti, ti dice "ci sentiamo domani, o dopo", intende dire che potrebbe farsi viva più tardi, durante la medesima giornata.

E non "dopodomani", cazzo di un microcefalo di un (fu)Sempavor!

appunto di Sempavor nr.1

25.3.06

...come Antonioli su un calcio di rigore

Sempavor aveva il dono di immaginare.
All'improvviso, senza alcun preavviso, fuggiva dalla realtà e cominciava a navigare nei suoi pensieri, immaginando e sognando. A volte, però, quando una realtà particolarmente inaspettata lo richiamava all'ordine, si risvegliava di colpo e rimaneva allibito come una scimmia, indeciso se quel che era successo fosse realtà, o la solita rifritta finzione.
Restava con il dubbio.
Restava con gli occhi sbarrati, e la voce strozzata.

Spiazzato.
Come Antonioli, su un calcio di rigore.

19.3.06

Il ritmo del respiro

E' buona norma, di tanto in tanto, decider di variare il ritmo del proprio respiro.
Passare qualche tempo sospirando aiuta a variare il ritmo della vita, e rende meno triste l'inarrestabile sfilata delle cose che ci passano davanti al naso, giorno dopo giorno. Già...ottima idea, quella di variare il ritmo del proprio respiro, arrivando persino a trattenerlo, giusto per assaporare meglio il gusto delle sorprese.
Occhio però a non trattenerlo troppo a lungo, comunque, perchè poi ricominciare a respirare a pieni polmoni potrebbe essere difficoltoso...

18.3.06

Rinsavire

Rinsavire vuol dire "mettersi in gioco".
Soprattutto quando l'alternativa è smettere di giocare.

Rinsavire vuol dire arrendersi ai propri sentimenti, invece di negarli fingendo che non siano importanti.
Soprattutto quando c'è di mezzo una persona...dissoluta.

Scemo di un Sempavor. Qualcosa di buono forse l'hai combinato, prima di andartene.

Ma proprio forse.

16.3.06

Dietro le maschere

Illuminazione postuma.
L'attore violenta il pubblico, simulando la realtà e piegando le sensazioni ai propri bisogni. Il palco è la sua conchiglia, il suo spazio libero nel quale giocare alla vita.
Le maschere però non fanno parte del corpo dell'attore, o di quello dell'uomo; sono fatte per essere indossate, usate e gettate. Mi stupisco di non essermene accorto prima: possiamo fingere di essere mille persone differenti, possiamo nasconderci dietro un'infinità di parodie, ma alla fine qualcosa di tangibile resta.

Tolta la maschera, resta l'amore per una donna.

Restano i momenti belli passati con gli amici.

Resta l'invidia per la facilità della vita altrui.

Resta il disprezzo per quelli che hanno tradito.

Resta l'indifferenza per coloro che non si meritano nient'altro.


...Sempavor, dannato uomo-che-ride, restano i sentimenti. I sentimenti. Quelli non li puoi dominare, non li puoi piegare ai tuoi bisogni, non li puoi mettere da parte e tirare avanti come se nulla fosse, perchè sono loro a dominare te, e non il contrario. E' inevitabile arrendersi al loro piacevole esistere.

Forse tu proprio non potevi capirlo, Sempavor.
Tolta la maschera, intorno a te resteranno alcune persone che, guardandoti negli occhi, ti guarderanno nell'anima. E tu non potrai farci nulla...

15.3.06

I rischi dell'attore

Quello dell'attore è uno dei mestieri più pericolosi del mondo. Non vi è alcun dubbio in proposito.

Punto primo: quando un attore entra in un personaggio, e ci riesce particolarmente bene, corre il dannato rischio che a passare alla storia sia proprio il suo personaggio, e non lui. La macchia, l'invenzione, la finzione entra nei cuori della gente, il mito passa di bocca in bocca, e l'attore non può fare a meno di rendersi complice di questo crimine.
Ai posteri resterà il ricordo di una maschera, di una performance, di una menzogna...e il nome dell'attore finirà tra le questioni secondarie.
Punto secondo:
la vita dell'attore prevede che il bravo professionista di successo passi da una interpretazione all'altra, da un ruolo all'altro, da un palcoscenico all'altro, quasi senza soluzione di continuità. Riuscire a dare carne, spirito e -in buona sostanza- vita a mille personaggi differenti può senza dubbio alimentare l'ego dell'attore, ma lo costringe prima o poi a fare i conti con il pericolo di far confusione tra palco e platea.

Chi per passione e lavoro è solito indossare una dopo l'altra tante maschere, finisce per trasformare un diletto in una malattia. Non smettere mai di recitare è il destino più beffardo al quale si possa andare incontro.
Avrei voluto chiedere e Sempavor cosa ne pensasse lui, dell'argomento; avrei voluto sapere se, secondo lui, fosse possibile smettere di recitare, togliersi tutte le maschere e metterle da parte magari solo per un attimo.
Un breve attimo nel quale sbirciare il proprio reale aspetto, giusto per rinfrescarsi la memoria.

Quel vigliacco d'un bandito però se n'è andato prima del previsto, e io la curiosità non me la sono tolta.
Continuo a chiedermelo. Smessa una maschera, che resta?...il coraggio di un uomo?

Può anche darsi, ma io non sono mica un uomo. Sono un attore, e dunque mi tengo la curiosità.

6.3.06

Noi vogliamo ricordarti così, vecchio monaco


La prima volta che Sempavor smise di credere in Dio fu per...troppa cultura.

I filosofi che Eccelsa l'aveva costretto a studiare l'avevan convinto, dopo una dura lotta, ad abbandonare la fede. Improvvisamente egli scopriva di essere un animale razionale, e la novità del concetto lo ubriacò a tal punto che cominciò a pensare di non aver bisogno di una religione, di un Dio, di una comunità e dei suoi riti.

Rimase convinto di ciò per 7 lunghi minuti.

Un bel giorno, senza preavviso, un filosofo di nome Arturo e di cognome Schopenhauer gli spalancò le porte di un mondo splendido: era un mondo che non aveva bisogno di alcun Dio, un mondo in cui ogni scintilla di vita scorreva indefinitamente, reincarnazione dopo reincarnazione, vita dopo vita, morte dopo morte dopo morte...
Come una placida onda una saggezza diversa arrivò a sommergerlo, e il fascino peccaminoso del samsaara (non chiedetemi cosa sia, che tanto io non l'ho mai capito) lo convinse ad abbracciare una sua personalissima versione di quello stile di vita vecchio quanto il mondo. Fu così che Sempavor accettò con gioia la prospettiva di morire per poi rinascere, in una catena ininterrotta di esistenze che a quanto pare sarebbero seguite l'una all'altra.

La seconda volta che Sempavor smise di credere in Dio fu per rabbia. Avvenne quell'anno che gli aprirono in due la testa, e la rabbia fu causata sia dalla sfacciataggine del destino, sia dalla folgorante constatazione che, visto che era tanto arrabbiato, in quel Dio abbandonato anni prima lui forse ci credeva ancora.


Non avertene a male, uomo razionale; noi ti ricorderemo sempre così, d'arancione vestito, nel tuo travestimento migliore e più colorato.


4.3.06

Il nome della Rosa secondo Sempavor

Come dimenticare il magnifico rapporto che legava il fu Sempavor alla natura?

Egli amava tutti gli animali, ma non nascose mai un suo debole per i gatti: diceva di apprezzarli perchè erano piccoli, rognosi al punto giusto e, soprattutto, non sbavavano per ogni dove.

Ricordo che il suo primo gatto fu bel micione di color rosso, che Sempavor con uno dei suoi leggendari colpi di genio decise di chiamare "Neruccio".
Al secondo gatto, un grigio-simil-tigrato dall'indole bastarda, venne invece affibbiato il nome "Paco Rabanne"; il felino non superò mai lo shock, finendo i suoi giorni suicida sotto le ruote di una Fiat Punto.
Il terzo -e ultimo, grazieaddio- gatto di Sempavor fu una meravigliosa gatta dal pelo lungo, che finì tra le sue grinfie un lontano novembre di tanti anni fa. In un raptus di follia, Sempavor decise di chiamare la gatta "Alice in Chains".

Ora che non ci sei più, amico Sempavor, ora che anche tu riposi sepolto in un campo di guano tra una rosa e un tulipano, ora che la luce nei tuoi occhi si è spenta per sempre...ora ci rendiamo conto di averti lasciato andar via senza porti la domanda che tutti noi avremmo voluto sempre rivolgerti: ma se tu avessi avuto il tempo di fare un figlio, Sempavor, come cazzo l'avresti chiamato?!
..."Sandokan
"?!

1.3.06

Animali in via d'estinzione

Dopo la notizia della tardiva scomparsa di J. Sempavor, il WWF aggiorna la lista degli animali a rischio estinzione.
Il Tonno (Thunnus thynnus) non rientra più nell'elenco.

Noi vogliamo ricordarti così, vecchio somaro

Caro, rimpianto, vecchio Sempavor.
Soprattutto vecchio.
Invecchiato d'improvviso...con una bella mazzatona tra capo, collo e...caviglia. Senza nemmeno il tempo di inventarti una nuova bestemmia...o no?
Ora che non ci sei più, siamo tutti più soli.

Caro Sempavor, tu però non dolerti.

Noi ti ricorderemo sempre così, al meglio della tua forma, della tua vitalità, al meglio della tua intelligenza, al meglio della tua bestialità inventiva.

E non ci chiederemo come mai, visto che questo era il tuo meglio, sei riuscito a tirare avanti così a lungo.
Chi troppo, e chi...trippa. Giusto, Sempavor?...
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